BOMBINO NERO

Descrizione

Vitigno minore da vino della Puglia settentrionale, è stato anche segnalato in Basilicata (Alba et al., 2016). In agro di Andria sembra ne esistano due tipi: il Bombino a forcella (così denominato per il grappolo doppio, ovvero con un grappolo secondario molto sviluppato) e il Pedicino tondo per la forma sferica degli acini, del resto tipici del Bombino nero. A Ruvo di Puglia (BA) è stato segnalato anche un Pedicino corto, così detto per la brevità del grappolo. Entrambe le denominazioni Pedicino non devono far confondere questo vitigno con il Porcinaro, talora detto Pedicinaro. Il Bombino nero non è frutto di una mutazione del colore degli acini del Bombino bianco, ma deriva dall’incrocio spontaneo di quest’ultimo con il Quagliano o Bouteillan (Bergamini et al., 2016).

Notizie storiche

Frojo (1875) descrive il Bombino nero di Gua­gnano (LE) e Barletta, detto Buonvino a Mol­fetta (BA), delineandone i principali caratteri ampelografici come la foglia pentalobata, la pagina inferiore tomentosa e il grappolo me­dio, a pigna, dagli acini quasi tondi, di colore azzurro e sapore zuccherino sciapito.

Carlucci (1905), nel suo trattato sul Bombino bianco, segnala una varietà “probabilmente identica ma di colore nero”, detta Bombino nero o Buonvino nero in provincia di Campo­basso, e chiamata Cola tamburo nero a Ruoti (PZ), anche se non furono condotti confronti tra le due varietà. Il Colatamburro nero è tra l’altro citato tra le varietà coltivate in Puglia nelle statistiche del reame di Napoli del 1811 (Ricchioni, 1942).

Riguardo ai sinonimi di recente individuazio­ne (Pedicino corto, Pedicino tondo e Bombino a forcella), non è stato possibile capire se si tratti realmente di tipi morfologici distinti, vi­sto che gli stessi agricoltori hanno difficoltà a distinguerli, anche se pare che il Bombino a forcella non raggiunga mai la maturazione completa.

Descrizione morfologica

Germoglio: apice molto cotonoso, di colore bianco appena sfumato di rosa. Foglioline apicali con profilo a coppa, di colore bianco dorato con estremità rosse, molto cotonose; quarta fogliolina piana o revoluta, ondulata tra le nervature, di colore verde appena dorato, inferiormente lanuginosa. La quinta presenta marcata ondulazione tra le nervature e talora depressioni o gibbosità presso il punto peziolare.

Tralcio erbaceo: con portamento eretto ed internodi di media lunghezza, poco ricurvo e lanuginoso nel tratto distale, verde striato di rosso da entrambi i lati. Viticci corti e sottili, verdi.

Foglia: media o medio-piccola, da orbicolare a pentagonale, pentalobata. Seno peziolare con fondo a graffa o a V stretta, chiuso con bordi da poco a molto sovrapposti; seni laterali a lira od a U, spesso con dente al fondo. Lembo verde scuro, cuoioso, ondulato o anche tormentato, irregolarmente bolloso e con depressioni accentuate specialmente nelle foglie giovani. Base delle nervature verde o appena rosata. Denti medi per dimensione e proporzioni, a margini rettilinei. Pagina inferiore poco lanuginosa e priva di setole o con pochissime setole lateralmente alle nervature. Picciolo corto o medio-corto, rosato.

Grappolo: medio o medio-grande, conico, breve, talora con 2-3 ali sviluppate, mediamente compatto (lunghezza media 18,0 cm; larghezza media 13,0 cm). Spesso presenta acinellatura, anche verde. Peduncolo molto corto, rachide sfumato di viola, pedicelli robusti. Inserzione del grappolo prossimale al 3° o 4° nodo.

Acino: generalmente medio-grande, sferico (Ø long. 15,5 mm; Ø equat. 15,4 mm; Ø long. / Ø equat. 1,01). Buccia spessa, un po’ astringente, di colore blu-nero. Polpa agglutinata attorno ai vinaccioli, di sapore neutro, gradevole ed equilibrato. Distacco dell’acino difficile.

Diffusione, coltura e utilizzazione in Puglia

Per quanto riguarda la diffusione storica, Fonseca (1892a) cita il Bombino nero tra le varietà coltivate in tutta la Provincia di Bari, in qualche comune del promontorio garganico e della Daunia e in minima parte a San Severo (FG), per via della sua difficoltà di maturazione. Attualmente è coltivato su una superficie di circa 779 ha, principalmente nel Barese (481 ha) e nella BAT (291 ha), in pochissimi appezzamenti del Foggiano (7 ha) e in meno di un ettaro nel Brindisino (AGEA, 2015). Varietà idonea e consigliata in tutta la regione, rientra come vitigno accessorio per la produzione delle DOP Castel del Monte e Lizzano, oltre che in tutte le IGP pugliesi (Daunia, Murgia, Puglia, Tarantino, Salento, Valle d’Itria). È utilizzato come vitigno base per tutti i più pregiati rosati del nord Barese.

Caratteristiche vegeto-produttive e tecnologiche (medie triennali in collezione)

Germogliamento: terza decade di marzo

Fioritura: prima decade di giugno

Invaiatura: ultima decade di agosto

Maturazione dell’uva: ultima decade di settembre

Fasi fenologiche di germogliamento e maturazione corrispondenti a quelle della varietà Sangiovese. La fioritura risulta più tardiva e l’invaiatura più precoce.

Habitus vegeto-produttivo: la varietà presenta produzione abbondante e abbastanza costante, maturazione favorita da terreni leggeri, ricchi di scheletro e con buona esposizione.

Fertilità reale: 1,85

Peso medio del grappolo (g): 422

Peso medio dell’acino (g): 2,01

Indice di Ravaz: 8,03

Caratteristiche del vino sperimentale: il vino si presenta di colore rosso rubino, non molto intenso ma brillante, caratterizzato da una buona complessità aromatica in cui prevalgono note di frutta matura, in particolare frutti rossi. Presenta un buon equilibrio gustativo, ma la struttura è debole, per cui il vino non risulta adatto all’invecchiamento, bensì all’ottenimento di vini rosati e come base spumante.